ABBI CURA DI TE … VISITARE GLI INFERMI!

VISITARE GLI INFERMI.

La sesta opera di misericordia corporale ci porta anche ad un opera di carità bellissima, umile a volte, silenziosa, di donazione e amore incondizionato, visitare gli infermi, non si tratta della solita visita di “cortesia” o di “carità cristiana”, ma proprio di una missione di un atto di amore verso il fratello che soffre, quante sofferenze vediamo negli ospedali, almeno per chi ha fatto esperienza ospedaliera, quanti anziani anche soli con la loro sofferenza, questa opera di trascorrere un del nostro tempo con loro è un qualcosa di meravigliosa, andare li per chiedere cosa pensa, cosa desidererebbe, entrare proprio in contatto con la sua persona, non solamente come tante volte andare a fare una semplice visita di qualche minuto un sorrisetto e via, ma vivere per qualche minuto la sua sofferenza e comprenderla.
Ma non solo verso gli altri ma anche verso noi stessi, curare noi stessi, prendersi cura della nostra vita, e della nostra anima e corpo, che spesso scappiamo da essa che ha tanto bisogno del nostro calore affettuoso, a volte ci riempiamo di cose da fare senza pensare che il nostro interiore sta soffrendo la solitudine, poter aver cura delle nostre sofferenze interiori, curare le nostre piaghe, specialmente riconciliare con se stessi, perdonare gli sbagli, capire i rancori, e risanare le rabbie.
      Nelle sante Scritture già nell’Antico Testamento chiedono di unire l’osservanza della volontà di Dio alla cura del malato e di chi è nel bisogno, in particolare gli orfani e le vedove. Nel salmo 41 (40) si proclama “beato l’uomo che ha cura del debole” (v. 2) e “discerne il povero”, perché sarà ripagato dal Signore quando giungerà il suo giorno cattivo: il Signore lo sosterrà nella sua malattia e addirittura “gli rifarà il letto in cui egli languisce” (v. 4: sic!). Il malato invoca il Signore nella sua malattia, chiede la guarigione, assume la responsabilità dei suoi peccati, ma attende anche dagli umani dei segni di attenzione, di amore, di cura:  Ecco perché il libro del Siracide attesta la necessità della visita al malato: “Non esitare a visitare gli ammalati, perché proprio per questa azione sarai amato” (Sir 7,35). 
       Nei vangeli, “Conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li curava” (Mt 4,24). Gesù appare come “il guaritore ferito” perché, dedito alla cura, soffre con i malati che incontra, combatte contro il male, invita il malato ad avere fede-fiducia e a mettersi sulla strada della guarigione. Gesù si accostava al malato come luogo in cui Dio era presente, secondo il pensiero dei rabbini suoi contemporanei che affermavano: “Dove c’è un malato, il suo letto diventa il luogo della Shekinà, della Presenza di Dio”. Ma Gesù si identificava pure con il malato: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36). 
   Nella sofferenza non ci dimentichiamo la presenza del Signore se la sappiamo vivere come un offerta di espiazione, o come dono per la conversione dei peccatori, quanti santi ci hanno dato l’esempio che attraverso la loro sofferenza operavano miracoli.
 Non stanchiamo quindi di avere questo cuore solidale per chi soffre specialmente nei bambini che già vivono questa esperienza di sofferenza sia per loro che per i genitori che possano trovare sempre la forza è il coraggio, la fiducia e la speranza attraverso la preghiera, il sostegno solidale di tutti, spesso vengono qui in parrocchia visto che di fronte c’è proprio un ospedale per i bambini e a volte sento anche pianti, Signore dagli coraggio e fiducia in Te. Amen.

Il Signore ti dia pace e gioia!

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