Come nasce la “Liturgia delle Ore” #4

Fino al sec. xv con l’invenzione della stampa ad opera di Gutenberg, non si ebbero dei veri  libri per la sola preghiera delle Ore. Infatti nel grande coro delle cattedrali come dei monasteri, stava un ampio leggio con sopra un grande libro dei Salmi visibile da tutti, alcuni luoghi sacri ancora lo si può vedere, specialmente negli antichi conventi. Questo per poter rendere facile la lettura del Salmo o dell’antifona, si era soliti dipingere con vivaci colori ed ingrandire le lettere iniziali, per dare il tono giusto alla salmodia. In quel epoca iniziarono a nascere così dell’opere d’arte che non sono altro  i Codici miniati. Per quanto riguarda tutte le altre parti dell’Ufficio, come ad esempio le letture bibliche e le orazioni, non riguardavano l’intera assemblea; ma era sufficiente un solo libro per il lettore o per chi presiedeva.

Come si faceva a pregare senza libri

Nessuno dei partecipanti alla preghiera delle Ore aveva dunque un proprio libro; né era possibile recitare le Ore fuori della comunità, Esisteva quindi un’unica liturgia chiamata «comunitaria» ed «oraria» .
Se torniamo indietro nel tempo cioè al tempo di s. Benedetto (480-547) notiamo che tutta la vita monastica era considerata un «opus Dei», cioè un’opera divina. Il Santo fondatore del monachesimo, volle trasferire questo titolo alla preghiera delle Ore per sottolineare che questa preghiera ha un duplice significato:

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1° Un opera di Dio

è un’opera: cioè un avvenimento, un qualcosa che si fa, è che si porta a compimento. Un prolungamento dell’«opera» creatrice e redentrice di Dio nella Pasqua di morte e risurrezione di nostro Signore. Come Dio continuamente è all’opera per noi uomini e per la nostra salvezza, Quando recitiamo la preghiera delle Ore ciascuno dovrebbe dire: con questa preghiera attuo l’opera pasquale di Cristo in me e nella Chiesa. Proprio per questo s. Benedetto voleva che «nulla fosse anteposto a quest’opera divina» cioè alla preghiera delle Ore.

di Dio: prima ancora di essere umana, questa preghiera è «divina», è di Dio. Ce lo ricorda il ritornello dell’Invitatorio all’inizio di ogni giornata: «Signore, apri le mie labbra: e la mia bocca proclami la tua lode». Quasi a dire: se non sei Tu a donarmi il Santo Spirito della preghiera (cf Rm 8, 26), se non sei Tu a mettere sulle mie labbra le Tue stesse Parole.

Cosa dicono i padri della chiesa

I Padri hanno spiegato che «Dio dona la preghiera a chi prega» (Evagrio). Possiamo dunque riassumere questi concetti dicendo che la preghiera delle Ore è una «collaborazione» tra l’agire di Dio in noi con il dono della sua opera di salvezza, e l’agire di noi in Lui con la nostra risposta che culmina appunto nella lode e nell’accoglienza di questo dono

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Pubblicato da vitaconsacratafrancescan

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