La mistica del Rosario 3

Dai ‘misteri’ al ‘Mistero’: la via di Maria.

Continuiamo il nostro percorso alla riscoperta di questo grandioso dono della preghiera del santo rosario, questo percorso della vita di Gesù attraverso la Vergine Maria, che ci porta a conoscere nell’essenziale i tratti principali della storia di Gesù di Nazaret.

LETTERA APOSTOLICA ROSARIUM VIRGINIS MARIAE di
San GIOVANNI PAOLO II

Questi cicli meditativi proposti nel Santo Rosario non sono certo esaustivi, ma richiamano l’essenziale, introducendo l’animo al gusto di una conoscenza di Cristo che continuamente attinge alla fonte pura del testo evangelico. Ogni singolo tratto della vita di Cristo, com’è narrato dagli Evangelisti, rifulge di quel Mistero che supera ogni conoscenza (cfr Ef 3, 19). È il Mistero del Verbo fatto carne, nel quale « abita corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2, 9).

Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica insiste tanto sui misteri di Cristo, ricordando che « tutto nella vita di Gesù è segno del suo Mistero ».(30) Il « duc in altum » della Chiesa nel terzo Millennio si misura sulla capacità dei cristiani di « penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (Col 2, 2-3). A ciascun battezzato è rivolto l’ardente auspicio della Lettera agli Efesini: « Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di […] conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio » (3, 17-19). 

“Il Rosario è una preghiera di per se orientata per sua propria natura alla pace e alla serenità dell’anima e del corpo”, scrive Giovanni Paolo II nella citata Lettera apostolica del 2002, “anche per i frutti di carità che produce”, tra cui il “desiderio di accogliere, difendere e promuovere la vita, facendosi carico della sofferenza dei bambini in tutte le parti del mondo”; di “testimoniare le beatitudini nella vita di ogni giorno”; di “farsi ‘cirenei’ in ogni fratello affranto dal dolore o schiacciato dalla disperazione”. Di diventare, in una parola, “costruttori della pace nel mondo” .

Il Rosario si pone a servizio di questo ideale, offrendo il ‘segreto’ per aprirsi più facilmente a una conoscenza profonda e coinvolgente di Cristo. Potremmo dirlo la via di Maria. È la via dell’esempio della Vergine di Nazareth, donna di fede, di silenzio e di ascolto. È insieme la via di una devozione mariana animata dalla consapevolezza dell’inscindibile rapporto che lega Cristo alla sua Madre Santissima: i misteri di Cristo sono anche, in certo senso, i misteri della Madre, persino quando non vi è direttamente coinvolta, per il fatto stesso che Ella vive di Lui e per Lui. Facendo nostre nell’Ave Maria le parole dell’angelo Gabriele e di sant’Elisabetta, ci sentiamo spinti a cercare sempre nuovamente in Maria, tra le sue braccia e nel suo cuore, il « frutto benedetto del suo grembo » (cfr Lc 1, 42). ROSARIUM VIRGINIS MARIAE

ROSA QUINTA

di  san Luigi Maria Grignion de Montfort.

Strettamente parlando c’è un solo tipo di confraternita del Rosario di 150 Ave Maria. Ma se si considera il fervore delle differenti 11 persone che praticano questa devozione, ve ne sono di tre specie: quella del Rosario comune o ordinario, quella del Rosario perpetuo, e quella delRosario quotidiano.

La Confraternita del Rosario ordinario ne esige la recita una volta alla settimana; quella del Rosario perpetuo, una sola volta all’anno, quella del Rosario quotidiano chiede che lo si reciti ogni giorno e per intero, cioè di 150 Ave Maria.

L’omissione di uno di questi Rosari non comporta peccato, neppure veniale, poiché l’impegno è assolutamente volontario e in sovrappiù; però non deve iscriversi nella confraternita chi non sia risoluto a recitarlo come è prescritto dagli statuti, senza peraltro venire meno agli obblighi del proprio stato. Perciò, quando un’azione imposta dal dovere di stato coincide o contrasta con la recita del Rosario, deve essere preferita anche se è meno santa del Rosario. Quando, in caso di malattia non lo si possa recitare né intero, né in parte senza aggravare il male, non vi è obbligo di recitarlo. Quando, per obbedienza legittima, o per dimenticanza involontaria, o per urgenza, non è stato possibile recitarlo non v’è peccato, neppure veniale; in tal caso non è mancata nemmeno la partecipazione alle grazie ed ai meriti dei confratelli e delle consorelle che, nel mondo, recitano il Rosario.

Cristiano, se per pura negligenza, tu non lo reciti, purché non vi sia formale disprezzo, non pecchi, assolutamente parlando; ma perdi la partecipazione alle preghiere, alle buone opere, ai meriti della confraternita. Inoltre a causa delle tue infedeltà nelle cose piccole e di libera scelta, cadrai insensibilmente nell’infedeltà alle cose grandi e di stretto obbligo perché “chi disprezza il poco cadrà presto” (Sir 19,1).

ROSA SESTA

Da quando san Domenico istituì questa devozione e sino al 1460, anno in cui il beato Alano della Rupe la rinnovò per ordine del cielo essa è detta Salterio di Gesù e di Maria, sia perché contiene tante salutazioni angeliche quanti salmi ha il salterio di Davide, sia perché i semplici e gli ignoranti che non possono recitare il Salterio di Davide, ricavano dalla recita del Rosario lo stesso frutto che si ottiene con la recita dei salmi. Anzi un frutto più abbondante:

  • 1) perché il salterio angelico produsse un frutto più nobile, cioè il
  • Verbo Incarnato, mentre il salterio davidico lo annunziò solamente;
  • 2) come la realtà supera la figura e il corpo l’ombra, così il salterio
  • della Vergine supera quello di Davide che ne fu solo l’ombra e la figura.
  • 3) perché fu la SS. Trinità stessa a comporre il salterio della Vergine
  • ossia il Rosario composto dal Pater e dall’Ave.


Ecco quanto riferisce a questo proposito il dotto Cartagena:


“L’illustrissimo scrittore d’Aix-La-Chapelle (J. Beyssel) dice nel suo libro La corona di rose dedicato all’imperatore Massimiliano: Non si può sostenere che il saluto mariano sia di recente invenzione, ma sorse e si diffuse con la Chiesa stessa. Infatti alle prime origini della Chiesa i fedeli più istruiti celebravano le lodi divine con la triplice cinquantina dei salmi di David. Tra i semplici, che trovavano parecchie difficoltà nel servizio divino, nacque una santa emulazione… Essi pensarono, e giustamente, che nel celeste elogio (del Rosario) sono inclusi tutti i misteri divini dei salmi; soprattutto perché i salmi cantavano Colui che doveva venire mentre questa formula di preghiera si rivolge a Lui già venuto.

Per questo incominciarono a chiamare Salterio di Maria le tre cinquantine di Salutazioni, premettendo ad ogni decina l’orazione. domenicale come avevano visto fare da chi recitava i salmi”


Il Salterio o Rosario della Vergine si compone di tre corone ognuna composta di cinque decine, allo scopo:

1) di onorare le Tre Persone della SS. Trinità;
2) di onorare la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo;
3) di imitare la Chiesa trionfante, di aiutare la Chiesa militante, di
dare sollievo alla Chiesa purgante;
4) di modellarsi sulle tre parti del salterio, di cui la prima riguarda la
vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva;
5) di colmarci di grazie in questa vita, di pace alla’ morte e di gloria
nella eternità.

Dagli scritti di padre Kolbe.

“Padre Kolbe inizia il suo cammino di affidamento a Maria nel segno della fiducia. Dal suo cuore innamorato escono continuamente gli inviti a lasciarsi condurre dall’Immacolata. Si avverte la coscienza che egli aveva del proprio limite è di  conseguenza il bisogno di affidarsi.

Padre Kolbe ha compreso che la fiducia va continuamente alimentata e messa alla prova della vita, altrimenti resta lettera morta. Bisogna assecondare sul serio le ispirazioni interiori ed essere disposti a mettersi in discussione.

Scoraggiamento e paura entrano per la porta dei pensieri negativi. Ecco allora che il nostro Massimiliano individua una strategia utile, quella di un rinforzo spirituale che consiste nel tenere sempre accesa la luce della fede, nutrendosi di positività e di pensieri costruttivi. Anche solo il ricordare a se stesso l’invito “lasciati condurre”, diventa per lui un modo per ravvivare la fiducia” (Monica Reale, 30 giorni per affidarsi a Maria, Edizione Immacolata, 2017).

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Pubblicato da vitaconsacratafrancescan

Simpatico, amante della gioia, innamorato dei santi, disponibile e accogliente