Pregare con le parole di San Francesco 3

“Illumina il cor mio”

Dopo aver esaminato ed approfondito la prima parte della preghiera davanti al Crocifisso di san Damiano, a cui frate Francesco gli parlo dicendo “Và e ripara la mia chiesa”, sappiamo che non era un fatto solo di struttura o di pitturazione, ma risaldare la vera Chiesa, che non è quella del potere ma quella del servizio e dell’umiltà, vediamo ora cosa chiede frate Francesco, una volta lasciato il mondo delle comodità si trova ancora nel buoi e nella incertezza, fino a che il Signore non si rivelo “il Signore stesso mi dono dei fratelli”.

Illumin il cor mio

Dio è luce, l’uomo è tenebra, certo detto in questo modo sembra molto scoraggiante, anche se sappiamo che siamo preziosi agli occhi di Dio. Ma nel cuore dell’uomo si insidiano tenebre più oscure, per causa del suo peccato. L’uomo vive nelle tenebre, nel suo essere, sulla sua vita, sul suo essere-qui in questo momento. La tenebra è anche il simbolo incarnato del dubbio, quante volte ci capita di essere incerti e di non fidarci abbastanza specialmente del Signore. Nell’uomo Francesco, che si è appena gettato alle spalle una vita di sicurezze, comoda, la tenebra del dubbio è anche il buio circa le scelte da fare, quale cammino intraprendere adesso, senza più sicurezze, insomma senza più nessun appiglio.

Ma Dio è luce, e solo la sua luce può illuminare il buio;

Per questo Francesco prega dicendo: Dio, che sei luce, illumina le mie tenebre.

La seconda parte della preghiera è la richiesta a Dio da parte di Francesco di essere illuminato dalle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.

Dammi fede retta: la tenebra si vince con la luce, il seme del dubbio si può vincere solo con il salto nella fede. Lampada sui miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino (Salmi 119, 105); e ancora: Sì, tu sei la mia lampada, Signore, il mio Dio che illumina la mia oscurità (Salmi 18, 29).

Francesco chiede luce, domanda, si trova in una situazione di oscurità, di non chiarezza. Ma è dal cuore che deve cominciare perché lì ci confrontiamo con chi siamo, con le nostre illusioni e i nostri desideri. Il cuore dice l’identità e la verità di ciascuno. E damme fede dritta, speranza certa e caritade perfetta, Francesco riconosce il suo bisogno: chiede la fede vera, non illusoria, cioè capacità di vedere dove si trova lui e su chi pone la sua fiducia. Fuggire la finzione e l’ambiguità è amare con carità.

“le tenebre de lo core mio”

Oggi abbiamo tante cose nella nostra casa, intorno, e tante possibilità quando noi sogniamo, perché abbiamo una larghezza d’orizzonte molto ampia. Anche noi, che abbiamo tante possibilità, siamo forse abitati da le tenebre de lo core mio”.

Molti ragazzi, come si riscontra anche dalle statistiche attuali, sono dipendenti da droghe e alcool, da videogiochi, o non vanno più a scuola, Pure Francesco è caduto nell’abisso sino a condividere le tenebre del nostro cuore. Da qui nasce la sua invocazione. E il Signore, che lo ha ascoltato, gli sussurra: “Va’ e ripara la mia casa!”.  E Francesco dice in risposta:

“et damme fede diritta, speranza certa e caritade perfecta

Questo trittico bellissimo che chiede frate Francesco di fede, speranza e carità, è così ben tratteggiato, che dovrebbe essere il nostro primo pensiero mattutino, ma in effetti la conversione era ai primi passi.

“et damme fede diritta”

Il periodo di Francesco era molto travagliato, con molti movimenti religiosi di riforma, crociate, guerre di poteri e tante cose che non andavano nella chiesa che non sembrasse Chiesa: essi cercavano di riformare la Chiesa, ma spesso contro la stessa Chiesa. Francesco è stato più radicale di tutti gli altri, però è rimasto dentro la Chiesa! E’ questo che dovremmo fare tutti noi che ci diciamo cristiani, nonostante le tribolazioni non dobbiamo mollare perchè la Chiesa è di Cristo.

“speranza certa”.

Francesco è colui che ha cambiato il XIII secolo. Quella speranza che tutti aspettavano che cambiase il mondo, che ritornasse quella fraternità, quella semplicità, quell’amore vicendevole e caritativo, gratuito e generoso, La speranza,  è la virtù per la quale l’uomo desidera e aspetta da Dio la vita eterna come sua felicità, riponendo la sua fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandosi “all’aiuto dello Spirito Santo” per meritarla e preservarla sino alla fine della vita terrena.

e caritade perfetta!

Francesco ha vissuto le tre virtù infuse, che si ricevono come dono dal Signore: più le accettiamo e più ci fanno liberi. Di queste virtù Francesco è stato l’icona vivente! È bellissima questa preghiera nel suo punto centrale. Potremmo dire che è il ritmo della nostra vita cristiana: la fede, questo gran dono che ci tiene sulla strada dritta anche se incontriamo delle buche non si fa inciampare, la speranza che ti fa sognare e i sognatori hanno grandi ideali e stili di vita, in grande poi è la carità che ti fa espandere verso tutti, nella pura gratuità, specialmente se accompagnata con umiltà santa e casta! 

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Pubblicato da vitaconsacratafrancescan

Simpatico, amante della gioia, innamorato dei santi, disponibile e accogliente