Signore insegnaci a pregare!

La parola di Dio è sempre nuova ed sempre attuale.

Dopo la solennità del serafico padre san Francesco, il Signore attraverso la sua parola di Vita e di speranza ci ha riempito di pace e di gioia, ci ha invitato a scegliere il meglio ad evitare il male, nella semplicità spogliandoci un po di noi stessi. 

Il pastore buono

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro Mt 11,25-30

Che bello sentirsi dire queste cose da Gesù, questo invito cosi dolce e ricco di sentimento amoroso e di premura nei nostri confronti, Gesù ci conosce bene.

Con il Vangelo proclamato nel giorno della festa di San Francesco, ci riempie il cuore, dalle nostre tribolazioni, dalle nostre angosce, specialmente se lo riconosciamo Padre misericordioso e buono,  Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Mt 11,25-30, ti fai vicino sempre ai più piccoli e non ai grandi e ai sapienti, ma ai semplici di cuore e di animo, che sanno accettare e accogliere l’altro cosi come egli è, senza pregiudizi ne altro, e cercano di amarlo. Sono quei puri che parli nelle beatitudini.

imparate da me, che sono mite e umile di cuore!

Ci inviti ad imitarti, per avere la serenità e la pace, a dare perdono e accogliere tutti nel tuo nome, perchè a Te piace così, ma spesso ci facciamo travolgere dal nostro “io” che ci confonde e ci allontana, aiutaci ad spogliarci di tutto ciò con la tua grazia, perchè sai che noi Ti desideriamo perchè in Te troviamo forza e rifugio.

Chi si affida in Te, si affida alla pienezza, ci dai la forza che anche i demoni si sottomettono, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Lc 10,17-24 , chi offre la propria vita per il tuo Nome, e si mette a servizio nel tuo nome, grandi cose concedi di fare, ma tante volte questa umiltà di fondo che sei Tu che operi spesso l’attribuiamo a noi, grazie alle nostre capacità e forze, ecco allora che ancora una volta anche nel Vangelo continuii a dire ” ai semplici e ai piccoli”, perche a Te è piaciuto cosi, perchè non hanno interessi, ma sono puri e umili di cuore, buoni di fondo e sai che ti accolgono con calore e con grazia la Tua presenza in loro.

“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Lc 17,5-10

Come ci è difficile dircelo questo “essere servi inutili”, ma dovremo capire che tutto ciò che operiamo lo dobbiamo operare con amore e disponibilità d’animo, non dobbiamo vantarci di cosa possiamo fare, ma e il nostro stile di vita che c’è lo chiede e nient’altro.

A volte ci è difficile concepire tutto questo, specialmente quando vediamo realizzate grandi opere ci gratifichiamo per la nostra grandezza, intelligenza e maestria nel realizzare tutto, ma chissà se alla base abbiamo posto il Signore, magari pregandolo che tutto possa andare bene, rendiamo grazia perchè con la sua grazia siamo riusciti ad operare quando bisognava operare, e se affidiamo a Lui l’operato perchè possa illuminare per i suoi progetti attraverso noi.

«Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare” Lc 17,5-10

Quante cose che potremmo fare se veramente confidassimo nel Signore, per i tanti meriti che ci dona insieme alle grazie che ogni giorno dovremmo rendere lode al Signore, ma l’umano essere fa sempre fatica a essere un umile servo, a non prendersi meriti proprio, ma a ringraziare il Signore per tutto ciò che compie, anche con i suoi limiti  e fragilità, avere fede in Cristo, vuol dire dimorare nella Sua Parola, avere il cuore colmo di grazia, essere mite e misericordioso, quel servizio che offro nel silenzio e nella carità, potrebbe spostare monti e mari, ma non sempre è così perchè vogliamo sempre la nostra parte.

«Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso» Lc 10,25-37

E’ la sfida, se possiamo chiamarla in questo modo, amare come ti ami, il frutti che dimostri provengono tutto da come armonizzi la tua vita, come amo il mio fratello che mi molesta o che non riesco ad accettare i suoi atteggiamenti, un po di verità la possiamo ritrovare se pensiamo che quegli atteggiamenti sono anche i tuoi che non riesci ad accettarli in te stesso, come mi giudico, come mi giustifico, come mi amo, cosa dico mi me stesso, tutte queste cose le rifletto all’esterno in questa domanda che Gesù ci dice. 

Non posso amare Dio se non mi amo attraverso gli atteggiamenti del mio prossimo.

Tutti amiamo Dio, con tutto il cuore, ma poi passa per la mente e il corpo, apparentemente posso amare o almeno faccio intendere che sono una persona amabile, e disponibile, ma poi come sono realmente, come amo Dio realmente, quale il mio livello di fede e preghiera, cioè il mio rapporto con Dio, quel rapporto interiore, faccia a faccia con Lui, nel silenzio e nell’umiltà’

Molto spesso capita che per il mio prossimo, il povero, il senza tetto, il misero, sono compassionevole, dolce, accogliente e disponibile, ma non sempre lo faccio con chi vive accanto a me, al lavoro, in famiglia, nelle comunità, perchè abbiamo paura di farlo, cosa ci blocca, non siamo liberi, forse pregiudizi, gelosie, rancori, rabbie, orgoglio? Questi sono i nostri mali, invece questo è l’uomo stato derubato dai malviventi, chi di noi allora è il samaritano che si ferma? 

BISOGNA AVERE VERAMENTE UN CUORE LIBERO PER AMARE TUO FRATELLO CHE NON VEDI NEL BISOGNO CHE VIVE ACCANTO A TE, POI USCIRE NEL MONDO PER CURARE I POVERI.

«Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno Lc 10,38-42

Quanti impegni, quante cose che vogliamo fare, Nel Nome di Gesù, per la felicità della sua volontà, quanti affanni, quanta buona volontà, tutte cose sante, ed edificanti, ma Gesù sta parlando di me, mi vuole vicino, vuole che mi dedichi al suo amore, per me non per gli altri, quello già lo faccio ben volentieri, devo desiderare di mettermi ai suoi piedi, ho bisogno di Lui, ma per me, per dare il meglio di me per gli altri,  avere il coraggio di staccarmi per un po di tempo dagli affanni del mondo per dedicarmi realmente anima e corpo, al mio Signore, quanta serenità e pace avrei nel cuore, dammi questo coraggio Signore!

Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Siamo giunti quasi al termine di questo viaggio, di sape amare, sognare, di servire, tutto questo lo dobbiamo fare nel nome del Signore, che ci da la forza, la capacità, l’intelligenza, come possiamo invocarlo, sentirlo nostro, rifugiarci in Lui, sentire la sua presenza in noi, Ce lo insegna lo stesso Gesù, quando siamo stanchi, senza speranza, abbattuti, scoraggiati, sappiamo che non otteremo nulla con le nostre forze, e volgiamo invocare il Padre, allora Gesù ci dice pregate cosi il padre vostro che nei cieli:

Pregare il Padre nostro significa invocare il Dio-Amore trinitario, “che ci ha creati, redenti e ci salverà per sua sola misericordia” (Regola non bollata 23,8). Ma si veda con quanta forza Francesco sottolinea che il Padre santo, nelle opere esterne (“ad extra”), agisce in unità con le altre persone divine (cfr. Regola non bollata 23,1-4).

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Pubblicato da vitaconsacratafrancescan

Simpatico, amante della gioia, innamorato dei santi, disponibile e accogliente