Pregare con le parole di san Francesco 9

La santa sapienza confonde satana e tutte le sue insidie

LA PURA E SANTA SEMPLICITÀ CONFONDE OGNI SAPIENZA DI QUESTO MONDO

E OGNI SAPIENZA DELLA CARNE

           Nella Bibbia, nel libro dei Proverbi, si paragona la vita dell’uomo a una “strada”, e capire dove porta questa strada definisce anche che cos’è la sapienza per la Bibbia:

Sapienza dell’accorto è capire la sua via” (Pr 14,8).

La sapienza è un tratto esistenziale, è un fatto imprescindibile per orientarsi nella vita:

è un “saper vivere” che abbraccia tutte le dimensioni dell’esistenza. La sapienza biblica è molto concreta, non è una filosofia.

 La sapienza è una certa, corretta, esperienza del mondo.

           La legge di Jahvè è perfetta, ella ristora l’anima; la testimonianza di Jahvè è verace, rende savio il semplice (Salmi 19:7). Poiché Jahvè dà la sapienza; dalla sua bocca procedono la scienza e l’intelligenza (Proverbi 2:6).

Dall’orgoglio viene solamente contesa, ma la sapienza è con quelli che danno ascolto ai consigli.               Proverbi 13:10

             In varie parti della Bibbia si parla del timore dell’Eterno; in particolare nel Salmo 111 si legge: Il timore dell’Eterno è il principio della sapienza, hanno grande sapienza quelli che mettono in pratica i suoi comandamenti; (v.10),

            Occorre sottolineare che c’è differenza tra la sapienza e la conoscenza, mentre quest’ultima non migliora la qualità della nostra vita se non la mettiamo in pratica, la sapienza consiste nel mettere in pratica la conoscenza acquisita.

 Piccolo decalogo di cui possiamo fare tesoro per la nostra vita di fede:

⇒  La sapienza inizia dal rispetto per Dio, del prossimo e di se stesso;
⇒ La sapienza ha a che fare con la pratica, non si lascia abbindolare da filosofie di parole;
⇒ La sapienza tiene conto della condotta e dello stile di vita, della gratuità e della diponibilità;
⇒ La sapienza deve portare alla gratitudine al Signore, al suo amore per noi;
⇒ La sapienza deve portare alla correzione.
L’apostolo Giacomo parla di due tipi di sapienza: quella che viene dall’alto e quella umana.

            Sentiamo un necessario bisogno di chiedere sapienza a Dio, ma questo bisogno lo dobbiamo chiedere con fede, con umiltà, senza dubitare, fidandoci di Dio, sapendo che Egli vuole guidare la nostra vita e portarle frutto specialmente ad aiutarci a prendere le giuste decisioni.

Ma vediamo la differenza che c’è tra conoscenza e sapienza.

⇒   La conoscenza riceve la Parola di Dio nel cuore, la sapienza la mette fuori dal  cuore con fede e mettendola in pratica.
  ⇒ La conoscenza è l’insieme delle nozioni apprese, la sapienza è la loro corretta  applicazione.
  ⇒   La conoscenza e la sapienza vengono dal timore per il  Signore, ossia dalla riverenza, dal rispetto che si ha per Lui.

       Ecco perché Frate Francesco insiste su questa Sapienza che allontana dalle insidie del nemico, perché la sapienza illumina, rende chiaro cosa si sta seguendo, quale sia la vera via, i veri atteggiamenti, l’umiltà di eseguirli, poi per debolezza umana ci lasciamo un po’ sedurre dalle strategie del diavolo, che ci inganna nel farci credere che sia luce ma luce non lo è, perciò la prudenza, la mitezza, la saggezza, il consiglio ci aiutano proprio a questo, a vivere una vita sana, in armonia, senza egoismi, ma ricca di carità e di bontà.

       Tutto ciò se lo faremo con semplicità di cuore, cioè senza interessi ne attaccamenti, le persone semplici un’eleganza naturale, le potremmo classificarle perché non sono schiave del narcisismo, del proprio essere unici al mondo per le loro qualità.

La lezione di Balzac: l’uomo di buon gusto deve essere semplice nei bisogni.

          Ma se pensiamo che sia semplice essere semplici non è proprio così. Come scriveva Giacomo Leopardi,  l’uomo è portato per sua natura «all’artifizio e all’affettazione» e in generale «i mezzi più semplici, veri e sicuri, sono gli ultimi che troviamo». Non è, come potrebbe sembrare, un modo per complicarsi la vita. Ma è solo un’idea riduttiva o schematica, della semplicità. Più che una virtù, la consideriamo un cedimento, una resa.

         In particolare in questo tempo, in quest’era della competizione, dei primi posti, del merito, degli applausi, delle competenze, del superare l’altro altrimenti non sei nessuno e tutte queste cose che rendono gli uomini poveri e chiusi, invecchiati nel loro essere salvatori della patria. E invece cosa ci dice invece  la semplicità che ha un enorme valore di ogni genere e di ogni disponibilità, estetico, etico, interiore ed esteriore, morale e umano.

       Questo valore della semplicità credo che sia da sé creativa per definizione. Ci libera da fronzoli inutili, quelle che ogni tanto sono delle «sovrastrutture», a volte maschere perché forse abbiamo paure di mostrarci, la semplicità, questo stile di vita ci porta con dolcezza e con naturalezza, verso il noi stessi, ciò che siamo veramente e non ciò che appariamo o che vogliamo apparire. Purtroppo in questa epoca dell’apparenza velocissima, quanto spugnosa e inconsistente, dell’esserci a tutti i costi, magari per scalare una carriera o per qualche euro in più in tasca, senza mai però restare grazie a una vera solidità, a un segno che riesca a permanere oltre la nostra esistenza.

         La semplicità ci restituisce il senso dei gesti, delle parole, dello spazio, e delle cose in generale. Cosa c’è di più semplice e si utilizzano senza avarizia, parole come “grazie”, “scusa”, “prego”? Parole che, nella loro essenzialità, pesano però ai fini della qualità delle nostre relazioni. A confronto dei tanti sproloqui auto-celebrativi che purtroppo, ma a volte ci piace pure, siamo costretti ad ascoltare e a dire da parte di persone che, quando le incontriamo, ci salutano così: «Ciao, come sto?», non sarebbe meglio un bel sorriso, una parola edificante, trasmettere positività?.

        Il primo biografo di san Francesco, Tommaso da Celano, ci parla  di Francesco sottolineando la sua capacità di essere un educatore di altri con uno stile di semplicità. Semplicità del cuore indica una attitudine che non ha nulla a che fare con l’impreparazione, la superficialità o la spontaneità senza riflessione.

           Per Francesco la semplicità, o il cammino di semplicità per chi lo desidera è un impegnativo cammino di ricerca essenziale nell’esistenza. E’ tensione a non farsi distrarre nell’ascolto di una presenza di Dio che si fa vicina nella natura e nelle persone. Com’è contenuto nella etimologia del suo significato  – cioè ‘sine plica’ – la semplicità è essere senza pieghe, liberati da quegli ostacoli che impediscono di custodire e ricercare ciò che è realmente più importante e rischia di essere perso di vista o soffocato.

          La via della semplicità è possibile paragonarla a quella dei poeti che non si lasciano sommergere dalle troppe parole, ma cercano di liberarsi dall’appesantimento di parole inutili, e da quelle superflua per cercare parole vere. Il loro lavoro consiste nel liberarsi da pesi inutili e dalla complicazione che impedisce di orientarsi. “Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri” (Epistola ad Fideles II, 45)

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Pubblicato da vitaconsacratafrancescan

Simpatico, amante della gioia, innamorato dei santi, disponibile e accogliente