La Mistica del Rosario 4

Contemplare il santo Rosario

Continuiamo il nostro viaggio con il conoscere meglio il valore prezioso del rosario, questo dono mistico e contemplativo, dove attraverso i misteri, così chiamati, percorriamo tutta la vita di Gesù insieme a Maria, dove lo si può arricchire di brani evangelici, pensieri di santi, invocazioni o intenzioni di preghiera, per una guarigione, una conversione o chiedere aiuto dal cielo attraverso questa preghiera.

DALLA LETTERA APOSTOLICA
ROSARIUM VIRGINIS MARIAE

La meditazione dei misteri di Cristo è proposta nel Rosario con un metodo caratteristico, atto per sua natura a favorire la loro assimilazione. È il metodo basato sulla ripetizione. Ciò vale innanzitutto per l’Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ogni mistero. Se si guarda superficialmente a questa ripetizione, si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa. Ben altra considerazione, invece, si può giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade.

ROSA SETTIMA
Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò “Rosario”, cioè corona di rose; e ciò per significare che ogni qual volta si recita devotamente il
Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153 rose bianche e di 16 rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.

La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari
recitati.

Il fratello Alfonso Rodriguez della Compagnia di Gesù, recitava il Rosario con tale ardore che vedeva non di rado uscire dalla sua bocca ad 13 ogni Pater una rosa vermiglia e ad ogni Ave Maria una rosa bianca, uguale
in bellezza e fragranza, diversa solo nel colore.
Le cronache di S. Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona della Vergine santa.

Un giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l’ora del pranzo, egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di sedersi a tavola e col suo permesso si ritirò in cella. Tardando di molto a
ripresentarsi, il superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il confratello lo trovò risplendente di luce celeste; la Vergine e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave Maria usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli, Angeli
raccoglievano le rose, una dopo l’altra e le ponevano sul capo della Madonna che se ne dimostrava visibilmente soddisfatta.Altri due religiosi, mandati a vedere quale fosse la causa di tanto ritardo, poterono anch’essi ammirare il sorprendente spettacolo, poiché la Vergine disparve solo quando la recita dell’intera corona ebbe termine.Il Rosario è dunque. una grande corona di rose; una parte del Rosario é come un piccolo serto di piccoli fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria.

Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra, le devozioni.

ROSA OTTAVA
Non è possibile dire quanto la Vergine santa stimi il Rosario più di tutte le devozioni, quanto sia magnanima nel ricompensare chi lo predica, lo stabilisce e lo recita e, al contrario, quanto sia terribile contro
chi lo avversa.

S. Domenico nulla ebbe tanto a cuore durante la sua vita quanto il lodare la Vergine, predicare la sua grandezza, animare tutti a onorarla col Rosario. A sua volta, la potente Regina del cielo non cessò mai di versare benedizioni a piene mani su questo santo; ne coronò le fatiche con mille prodigi e miracoli, gli ottenne sempre da Dio ciò che egli chiedeva per intercessione di lei; come sommo favore lo rese vittorioso sull’eresia degli Albigesi e lo fece patriarca di un grande Ordine.

E che dirò del beato Alano della Rupe, restauratore di questa devozione? La Vergine santa l’onorò più volte di sue visite per istruirlo sui mezzi di assicurarsi la propria salvezza, di diventare un buon sacerdote,
religioso perfetto ed imitatore di Gesù Cristo. Nelle tentazioni e orribili persecuzioni dei demoni che lo riducevano ad una estrema tristezza, quasi alla disperazione, ella lo consolava, dissipando, con la sua soave presenza, 14 nubi e tenebre. Fu lei che gli insegnò il metodo per dire il Rosario, l’istruì sulla eccellenza e sui frutti; lo insignì del glorioso titolo di suo novello sposo, e come pegno del suo casto affetto gli mise al dito un anello, al collo una collana fatta dei suoi capelli e gli diede una corona.


L’abate Triteme, il dotto Cartagena, il sapiente Martino Navarra ed altri parlano di lui con grandi lodi. Dopo aver attirato alla Confraternita del Rosario più di centomila persone, morì a Zwolle, nelle Fiandre, l’8
settembre 1475.

Il demonio, geloso dei grandi frutti che il beato Tommaso di San Giovanni, esimio predicatore del Rosario, otteneva con questa pratica, gli causò con i maltrattamenti una lunga e noiosa malattia dichiarata dai
medici senza speranza di guarigione. Una notte credette di morire quando il demonio gli apparve sotto orride sembianze. Egli alzò lo sguardo verso un’immagine della Vergine posta a capo del letto, e gridò con tutte le forze: “Aiutami, soccorrimi, o mia dolcissima Madre”.

Aveva appena pronunciato queste parole quando la Vergine, dalla sacra immagine, tese la mano e stringendogli un braccio disse: “Non temere, Tommaso, figlio mio, eccomi in tuo aiuto; alzati e continua a
predicare la devozione al mio Rosario, come hai incominciato. Io ti difenderò da tutti i tuoi nemici”. Alle parole della Vergine il demonio fuggì, il malato si alzò, perfettamente guarito, ringraziò la Madonna versando copiose lacrime e continuò a predicare il Rosario con meraviglioso successo

La Vergine santa non favorisce solo i predicatori del Rosario: ella ricompensa con magnificenza anche chi, con l’esempio, attira gli altri a questa devozione.


Alfonso, re di Léon e di Galizia, desiderando che i suoi domestici onorassero la Vergine santa col Rosario, pensò bene di portare al fianco una grossa corona per incitarli con il suo esempio, senza ch’egli, tuttavia, si
obbligasse a recitarlo; in tal modo indusse tutti i componenti la corte a recitarlo devotamente. Il re si ammalò e giunse agli estremi.

Lo si credeva già morto, ed invece era semplicemente rapito in estasi e portato davanti al
tribunale di Gesù Cristo. Vide i demoni che l’accusavano di tutti i delitti che aveva commesso; il divin Giudice era già sul punto di condannarlo alla pena eterna, quando la Vergine intervenne presso il Figlio per intercedere
in favore del re. Si prese allora una bilancia, si buttarono su un piatto tutti i peccati del re; la Madonna gettò sull’altro piatto il grosso Rosario che Alfonso aveva portato per onorarla, vi aggiunse i Rosari che, dietro il suo
esempio, aveva fatto recitare.

Tutto questo pesò più dei peccati; ed allora la Vergine gli disse guardandolo benignamente: “Per ricompensarti del 15 piccolo servizio che mi hai reso portando la corona, ti ho ottenuto da mio Figlio di vivere ancora per alcuni anni, Impiegali bene e fai penitenza”.
Ritornato in sé il re esclamò: “O benedetto Rosario della Vergine, al quale devo di essere sfuggito dalla dannazione eterna!”. E dopo aver riacquistato la salute, fu sempre devoto del Rosario che recitò ogni giorno.


Che i devoti della Vergine santa si studino di attirare il maggior numero possibile di fedeli nella confraternita del santo Rosario, ad esempio di questi santi e di questo re; godranno dei suoi favori quaggiù e la vita
eterna. Chi mi mette in luce avrà la vita eterna (Sir 24,31).

 S. Rosario è «il compendio di tutto il Vangelo», diceva il Papa Pio XII; è il più bel riassunto della storia della salvezza. Chi conosce il Rosario conosce il Vangelo, conosce la vita di Gesù e di Maria, conosce il proprio cammino e destino eterno.

Troviamo il S. Rosario sul tavolo di lavoro di Dottori della Chiesa come S. Lorenzo da Brindisi, S. Pietro Canisio, S. Roberto Bellarmino, S. Teresa di Gesù, S. Francesco di Sales, S. Alfonso M. de’ Liguori. Lo troviamo fra le mani di apostoli ardenti come S. Carlo Borromeo, S. Filippo Neri, S. Francesco Saverio, S. Luigi Grignion de Montfort, e tanti altri;
lo troviamo al collo di Fondatori come S. Ignazio di Loyola e S. Camillo de Lellis; di Sacerdoti come il S. Curato d’Ars e S. Giuseppe Cafasso; di Suore come S. Margherita, S. Bernardetta, S. Maria Bertilla; di giovani come S. Stanislao Kostka, San Giovanni Berchmans e S. Gabriele dell’Addolorata.
Da S. Domenico a S. Maria Goretti, da S. Caterina a S. Massimiliano M. Kolbe, ai Servi di Dio Giacomino Gaglione, P. Pio da Pietrelcina, Don Dolindo Ruotolo, è stata una gloriosa teoria di eletti che hanno fatto della corona benedetta un’arma di conquista, una scala di ascensioni, una ghirlanda d’amore, una catena di meriti, una collana di grazie per sé e per gli altri.

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Pubblicato da vitaconsacratafrancescan

Simpatico, amante della gioia, innamorato dei santi, disponibile e accogliente

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