Pregare con le parole di San Francesco 7

Il saluto alle Virtù

Il Signore ti doni la sua pace e ti benedica con il suo amore. Pax et bonum

Piccole riflessioni

Ave, regina sapienza, il Signore ti salvi con tua sorella, la santa e pura semplicità.  Signora santa povertà, il Signore ti salvi con tua sorella, la santa umiltà.

Con l’inizio di questo saluto delle prime virtù che frate Francesco presenta, tocca l’essenzialità, la concretezza della realtà,  Francesco, non critica, non attacca: non usa l’ideale della povertà per combattere la Chiesa.

Egli vuole vivere semplicemente sull’imitazione di Cristo povero in umiltà e in obbedienza, anche se ci sembra semplice detto in questo modo ma la sintesi della sua scelta di vita è proprio questa vivere uguagliandosi al suo bon Signore.

Per fare un salto nella storia vediamo che li eretici, che racchiudono i tanti movimenti che nasceranno in quell’epoca, usavano l’ideale della povertà per scardinare la Chiesa.                                                                  Invece Francesco, vero povero di Cristo,  rinnova la Chiesa senza contestarla, si sottomette ad essa e cerca di riportarla alle origini, seguendo proprio quello che Cristo ha voluto lasciarci con il suo sacrificio.

La Chiesa dei poveri, da non confondere dai chiacchiericcio che ci gira intorno, ma il significato reale, ci ricorda san Francesco, lo è in un senso ben preciso: è la Chiesa che innanzitutto si sforza in se stessa l’esigenza di Cristo, povero, umile, e per ciò stesso può stare affianco con amore ai poveri del suo tempo.

Anche se nell’odierno tempo dei giorni nostro, le esigenze e le dinamiche sono cambiate, ma l’intendo della Chiesa come lo intende Francesco è lo stesso ma c’è molta confusione.

San Francesco ha indicato la via della vera riforma della Chiesa, sempre esposta alle tentazioni del mondo: è la via che parte innanzitutto dalla propria conversione personale a Cristo umile, povero. Il valore dell’umiltà lo acquistano più facilmente i poveri che i ricchi. Infatti i poveri nella scarsità dei mezzi hanno per amica la mitezza. I ricchi nell’abbondanza hanno come loro familiare l’arroganza.

In uno dei discorsi di San Leone Magno, possiamo comprendere questo significato:

Non si deve negare, tuttavia, che in molti ricchi si trovi quella disposizione a usare della propria abbondanza non per orgogliosa ostentazione, ma per opere di bontà. Essi considerano grande guadagno ciò che elargiscono a sollievo delle miserie e delle sofferenze altrui. Beata quella povertà che non cade nel laccio teso dall’amore dei beni temporali, né brama di aumentare le sostanze del mondo, ma desidera ardentemente l’arricchimento dei tesori celesti.

Continuando con San Vincenzo de Paola, ci invita a tenere questo comportamento:

Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede. Il Figlio di Dio ha voluto essere povero, ed essere rappresentato dai poveri. Nella sua passione non aveva quasi la figura di uomo; appariva un folle davanti ai gentili, una pietra di scandalo per i Giudei; eppure egli si qualifica l’evangelizzatore dei poveri: «Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4, 18).

In conclusione come abbiamo notato questo saluto alle virtù che Frate Francesco in una prosa poetica se possiamo dirlo cosi, non è una preghiera che rivolge a Dio, ma un elogio che personifica queste virtù da poter viverle e imitarle sull’esempio di Cristo.

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Pubblicato da vitaconsacratafrancescan

Simpatico, amante della gioia, innamorato dei santi, disponibile e accogliente