Perchè si digiuna in Quaresima.

Quale significato lì diamo?

Da dove nasce questa usanza?

      Come sappiamo il mercoledì delle Ceneri la Chiesa ci consiglia il digiuno, ma perchè Mercoledì delle Ceneri è il giorno immediatamente successivo al Martedì Grasso, l’ultimo giorno di Carnevale, la cui etimologia deriva dal latino carnem e levare, ossia “eliminare la carne“, proprio in richiamo agli obblighi imposti dalla Quaresima.

     Nella Chiesa cattolica di rito romano come in altre chiese cristiane, come ad esempio: Protestanti, Ortodossi, Angliani,  il Mercoledì delle Ceneri inaugura il cammino spirituale che precede la Pasqua, caratterizzato da varie forme di penitenza o di rinuncia o di sobrietà. I principali sono il digiuno ecclesiastico e l’astinenza dal mangiare la carne. 

        Il digiuno, in modo particolare l’astinenza dalla carne, lo troviamo già nell’Antico Testamento, è praticato da Mosè per prepararsi corpo e anima a ricevere la Legge di Dio nei comandamenti: “rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti senza mangiare pane e senza bere acqua” (Es 34,28). Invece per gli ebrei per legge era previsto soltanto il “grande digiuno”, nel giorno dell’Espiazione, lo “iom kippur” (Lv 16,29-31), che si celebrava verso l’equinozio di autunno. Questa pratica era una condizione di appartenenza al popolo di Dio (Lv 23,29).

        Quindi è un modo per fare penitenza, e per riflettere sui propri peccati  per prepararsi alla Pasqua che coinvolge corpo e spirito. Rinunciando ai piaceri del cibo, ma con libera scelta senza sentirsi frustato, infatti, si possono favorire e prediligere l’ascesi e la preghiera. Non a caso la stessa pratica è presente in molte religioni, come con il mese del Ramadan dei musulmani.

Cosa ci può far riflettere questo digiuno?

         Il divieto di mangiare la carne, in particolare, ci fa riflette sulle abitudini del passato per cui questo era un pasto di lusso, mentre il pesce e i frutti di mare, che chiunque poteva procurarsene liberamente e gratuitamente, erano considerati un cibo povero. Infatti al tempo di Gesù la maggior parte erano tutti pescatori.

 Scrive in proposito don Antonello Iapicca, su questo periodo di grande grazia, di silenzio interiore, di sobrietà del cuore.

«È tempo di chiudere la porta del cuore e cercare nostro Padre. Viviamo, infatti, come orfani, che fanno tutto per essere notati e amati, ammirati e lodati. E così anche “le preghiere, le elemosine e i digiuni”

          Si dovrebbero ridurre  quei sentimenti ostentati, cerchiamo di strumentalizzare tutto, gli eccessi di carne e spirito, Dio e mondo. Tutto in un boccone a saziarci, come ad esempio a messa o al Centro commerciale, ogni cosa ce la offriamo senza misura, senza rinuncia, senza rifletterci. 

          Arriva la Quaresima come un seno di misericordia, amore gratuito e senza condizione preparato dall’amore gratuito del Padre per i figli perduti. La Quaresima è e dev’essere una buona notizia: c’è speranza, possiamo convertirci, riconciliare, amarci e perdonarci».

Cosa ci vogliono dire queste pratiche?

        Queste sono le principali forme che ci vengono indicate: Preghiera, elemosina e digiuno che sono i pilastri per il tempo quaresimale, ma riflettendo che senso ha digiunare? Perché la Chiesa ci invita a farlo? Quali sono i benefici? Cosa ci si aspetta da essa?

DIGIUNARE: Svuotarsi per riempirsi e arricchirsi di Dio e della sua grazia.

         Queste pratiche come in ogni altra pratica ascetica, ha la sua verità nell’apertura all’altro più che nella rinuncia di se o di qualcosa, ma è uno svuotarsi per riempirsi, non una semplice rinuncia al proprio appetito, ma piuttosto un riorientamento dell’Eros verso Colui che solo è degno di essere amato e desiderato.

Non bisogna digiunare per punirci dei nostri appetiti, pensiamo a chi non ha nulla da mangiare, ma per cercare di imparare a rivolgerli a Chi veramente ha gusto e bellezza, Colui la cui presenza è più dolce del miele.

      Il cibo non è disprezzato dalla nostra religione, anzi, Gesù si è fatto cibo per essere mangiato affinché noi potessimo essere trasformati in Lui, se poi andiamo ad analizzare alcuni discorsi del Signore lì ha fatti proprio a tavola dove si riunisce la famiglia, dove ci si sente famiglia e si condivide uno dei pasti più importante .

Quindi perché ci è chiesto di digiunare, rinunciare e pregare?

     «Sicuramente non certo per disprezzare il cibo, che è dono supremo ed lavoro dell’uomo, né per reprimere l’appetito o far del male al nostro corpo, ma proprio al contrario per sottolinearne ancora di più il valore, una volta che viene illuminato dalla luce divina».

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DIGIUNARE: per fare di ogni pasto una Eucarestia.

      «Aggiunge Don Fabio: (…) non digiuniamo cioè per punire i nostri appetiti, ma perché attendiamo un cibo migliore, così come un giovanotto non si nega i rapporti sessuali con la fidanzata perché non li desidera, ma in attesa di poterli vivere come sacramento dell’incontro con lo Sposo».

     Poi si potrebbe dire che il digiuno ci prepara all’Eucaristia perché ci fa scoprire che “ogni cibo rimanda al pane eucaristico” come rendimento di grazia che ci nutre e si sostiene, come direbbe anche san francesco nel cantico delle Creature.
  Digiuniamo perché, quando lo consumeremo, il cibo diventi un’anticipazione del banchetto celeste, di quella festa infinita di tutti i santi nella gloria dei cieli a cui siamo chiamati. Per questo la pratica del digiuno deve sempre sfociare nella celebrazione eucaristica. Per lo stesso motivo non si dovrebbe mai mangiare senza aver pregato».

Leggili tutti.

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Pubblicato da vitaconsacratafrancescan

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