Fare ingresso nel Nome del Signore Gesù
Il titolo potrebbe non rendere l’argomento ma leggendolo con attenzione e avendo qualche lozione di spiritualità può essere molto interessante cosa si vive quando si entra in preghiera e si nomina il nome di Gesù.
La dinamica della preghiera è la stessa della liturgia, va vissuta poveramente ma a livello profondo nel cuore. La preghiera cristiana non si può definire, così come è indefinibile il mistero di Cristo che essa accoglie e respira e da vita. Il suo impulso si instaura tra le due esperienze di non-sapere: prima che lo Spirito santo prende possesso di noi non sappiamo come pregare, ma dopo che ci ha fatto entrare per sola grazia nella preghiera di Gesù, non sappiamo che stiamo pregando: quindi preghiamo, semplicemente. Mentre la celebrazione della liturgia si può descrivere a motivo dei suoi segni sacramentali, la liturgia del cuore è tanto e difficile da descrivere quanto il mistero che vive.
E’ così che il mistero “avvolto di silenzio nei secoli eterni” si dilata nel cuore che crede e spera: in esso diventa “silenzioso amore” come diceva san Giovanni della Croce.
Lo Spirito santo è il pedagogo della nostra preghiera così come è il mistagogo delle nostre celebrazioni. E’ importante come indispensabile incominciare da lui e con lui, altrimenti ci perdiamo in paraliturgie sterili, belle sole all’esterno cioè al di fuori del cuore, ma non vissute nel profondo. Anche qui tutto deve avere inizio dalla liturgia della Parola, che è maestra di vita, non quella in cui moltiplichiamo le parole, ma quella del Verbo divenuto carne della nostra carne. L’inizio delle celebrazioni sacramentali esprime questo avvento della parola del Padre nella nostra umanità: l’evangelo, cioè Cristo, entra nella comunità che lo celebra, lo testimonia e lo vive annunciandolo ai fratelli.
Il Signore ti dia pace e gioia!