O Sapienza delle genti
La liturgia della Chiesa conosce sette antifone “O”, una per ciascuna delle sette Ferie maggiori, e tutte si rivolgono a Gesù Cristo. Sono delle invocazioni messianiche che invocano Colui, il Cristo che è promesso nell’AT perché venga a salvare il suo popolo. Queste invocazioni sono testi che testimoniano le parole di S. Paolo che cita il profeta Gioele: “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”.
Da qualche giorno è iniziata anche la novena di Natale, i grandi giorni che ci separano da questo gran dono dell’evento della nascita di Gesù, è la settimana dello stupore, solitamente in questa settimana si cantano le antifone maggiori, ogni antifona è una sintesi meravigliosa della fede cristiana, quando la notte, calata sulle brevi giornate d’inverno, con i sue fatiche e pensieri, è rischiarata solo da candele: Germoglio, Sapienza, Re, vieni a liberarci dalla tenebre. L‘antifona è una frase, solitamente breve, recitata o cantata nella salmodia durante la liturgia dell’ufficio o della messa. Solitamente si tratta di un versetto di un salmo o Scrittura Sacra. Quali sono le antifone maggiori e cosa ci vogliono dire. Questa tradizione, risale al tempo di papa Gregorio Magno, attorno al 600. Le antifone sono in latino e si ispirano a testi dell’Antico Testamento che annunciano il Messia che sta per arrivare e per salvare l’umanità dalla sua corruzione.
All’inizio di ogni antifona maggiore, Gesù è invocato come: Sapienza, Signore, Germoglio, Chiave, Astro, Re, Emmanuele. Nell’originale latino: Sapientia, Adonai, Radix, Clavis, Oriens, Rex, Emmanuel.
Se andiamo a leggerle partendo dall’ultima, le iniziali latine formano un acrostico cioè un componimento poetico : “Ero cras”, cioè: “[Ci] sarò domani”. Questo acrostico non sono altro che l’annuncio del Signore che viene. Ecco in sintesi il significato di ogni antifona maggiore: Sono sette antifone latine proprie della Liturgia delle Ore secondo il Rito Romano. Vengono cantate come antifone del Magnificat nei vespri, e come versetto alleluiatico del Vangelo dal 17 al 23 dicembre, ma anche come antifone nella liturgia dei vespri . In queste Antifone Cristo è invocato come:
O Sapientia : la “Sapienza che esce dalla bocca dell’Altissimo” (cfr. Sir 24,3-9; Sap 7,28-30; 8,1);
O Adonai : il “Signore“ (in ebraico Adonai e in greco Kyrios);
O Radix Jesse : il “Germoglio di Iesse” (cfr Is 11,1-2.10; Ap 22,16; Rm 15,12);
O Clavis David : la “Chiave di Davide” (cfr. Is 22,20-22; Ap 3,7);
O Oriens : l'”Astro che sorge (Oriente), splendore della luce eterna, sole di giustizia” include un chiaro riferimento al cantico di Zaccaria nel capitolo primo del Vangelo di Luca, il “Benedictus”: (cfr. Is 9,1; 42,6; Mal 3,19-20; Lc 1,78-79);
O Rex gentium : il “Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che unisce i popoli in uno” un passaggio dell’inno a Gesù del capitolo secondo della lettera di Paolo agli Efesini: “Colui che di due [cioè di ebrei e pagani] ha fatto una cosa sola”.(cfr. Is 28,16; Sal 118[117],22; Zc 14,9; Ap 15,3-4);
O Emmanuel : l'”Emmanuele” (cfr. Is 7,14; Mt 1,22), la “speranza e salvezza dei popoli“. Si conclude infine con l’invocazione “Dominus Deus noster”: un’invocazione esclusivamente cristiana poiché soltanto i seguaci di Gesù riconoscono nell’Emmanuele il loro Signore Dio.
Le antifone “O” presentano l’immagine dell’identità di Cristo è della sua missione sulla terra, frutto della teologia e della grande ricerca cristologica dei padri della Chiesa dei primi secoli. Sono un esempio straordinario della verità del principio : “lex orandi, lex credendi”.